don Camillo Podda Parroco di San Paolo in Savona
don Primo Soldi Parroco di San Giulia in Torino
don Claudio Doglio Biblista, Rettore del Seminario Vescovile di Savona
dott.ssa Rossana Zappasodi Magistrato
Mercoledì 21 Aprile, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione, si è svolta a Savona, presso la Sala Rossa del comune di Savona, la presentazione del libro di don Luigi Giussani Perché la Chiesa. Hanno partecipato don Camillo Podda, Parroco di San Paolo in Savona, don Primo Soldi, Parroco di San Giulia in Torino, don Claudio Doglio, Biblista, Rettore del Seminario Vescovile di Savona, e la dott.ssa Rossana Zappasodi, Magistrato. Tra i presenti il Vescovo diocesano mons. Domenico Calcagno, il Vicario Generale mons. Andrea Giusto il vice Sindaco di Savona Franco Li Rosi, il Sindaco di Tirano, alcuni assessori comunali e provinciali, la Madre Generale delle figlie di N.S. della Neve con le suore della Casa Madre. Un pubblico eterogeneo e così numeroso che ha riempito persino i corridoi del Palazzo Comunale. Dopo l’introduzione don Camillo Podda ha dato la parola a don Primo Soldi che ha descritto puntualmente il libro di Giussani, la sua struttura e i punti chiave che rispondono all’idea di Chiesa della nostra società: «Il contesto in cui ci troviamo a vivere oggi è contraddistinto non tanto – come poteva essere nell’Ottocento, all’inizio del Novecento – dalla lotta tra ateismo e religione, ma tra due tipi di religiosità: una religiosità che tende a ridurre la parola Mistero, Dio, a qualcosa di astratto, a qualcosa che non c’entra con la vita e quella religiosità che Giussani chiama la religiosità ebraico-cristiana, quella per cui la santità di Dio è una realtà dentro alla vita, è una Realtà umana che attraversa ogni fibra dell’esistenza». Don Primo ha poi sottolineato il richiamo continuo di don Giussani alla Madonna, all’umanità della Madonna decisiva per capire il mistero di Dio e della Chiesa. Don Caludio Doglio ha analizzato la parte propriamente biblica del testo di Giussani; in particolare il concetto di continuità fisiologica di Cristo e il primo nucleo della Chiesa «Importante il concetto di continuità fisiologica perché ricorda l’idea di corpo. Questa è un'idea basilare su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione: la Chiesa continuazione di Cristo. – e prosegue – In genere sono tutti d’accordo su Gesù, al punto che si è arrivati ad uno slogan che mette in contrapposizione: Cristo sì, Chiesa no! Cristo mi piace, ma la Chiesa no. Per cui io seguo il Cristo ma la Chiesa non mi interessa. L’idea di Giussani fondamentale a questo proposito è racchiusa nella parola avvenimento: non un'ideologia, ma un fatto, un evento. Gesù inteso senza Chiesa è un ideologo, è uno dei tanti che ha detto delle belle parole, e a livello teorico quelle parole sono belle e quindi non possono non piacere ma la realtà storica che vive e incarna queste parole è un’altra cosa. … Sono belle quelle pagine in cui Giussani immagina, descrive prendendo gli spunti dagli Atti degli Apostoli la realtà concreta di un gruppo di amici che ha sperimentato l’avvenimento di Gesù, ha incontrato una persona». Doglio ha sottolineato ciò che unisce il pensiero di Giussani al grande studioso della tradizione patristica Henri De Lubac e ha concluso il suo intervento ricordando un episodio dei giorni in cui da seminarista: la testimonianza di un missionario del PIME. Il missionario avendo ospitato «un indiano colto che voleva conoscere Gesù Cristo diceva all’indiano: “io ho tanti libri, posso darti tante notizie e informazioni, perché sei venuto dall’India a Milano per conoscere Gesù Cristo?” E quel saggio orientale disse: “i libri non mi interessano, per conoscere Cristo io voglio conoscere uno che abbia conosciuto Cristo”». Don Claudio racconta che di fronte a quella testimonianza «mi rimase impressa l’idea della responsabilità, cioè chi conosce me, conosce Cristo! Chi conosce noi, conosce Cristo! Questo è il motivo del perché la Chiesa». Ha concluso l’incontro la testimonianza della dott.ssa Zappasodi, il racconto della sua esperienza rispetto al libro di Giussani che «innanzitutto, come è stato detto non dice l’esperienza di chi ha incontrato Gesù nell’anno trenta, ma di chi ha incontrato Gesù nel ventesimo secolo».